Dopo il tentativo di strage a Macerata ed i propagandistici commenti di certa stampa e certi politici di cui come uomo, e non come italiano, mi vergogno, voglio raccontare uno scorcio di vita senza commentarlo.
Molti anni fa, oltre 20, comprammo una casa abbandonata a Navelli, una dei paesi colpiti poi dal terremoto dell'Aquila e poi da quello di Amatrice e, romanticamente, la ristrutturammo. Il paese era quasi abbandonato, meno di 500 abitanti su 3000 che poteva ospitarne.
Andare a Navelli, se pur con il camper, quando la casa non era ancora abitabile, o conoscere le esperienze avventurose dei nostri figli in quel paese e nel circondario era per noi motivo di gioia, riflessione e purtroppo a volte anche tristezza nel constatare lo stato di abbandono di quelle campagne che conoscevo fertili fin da bambino.
Patate, cereali, ortaggi di montagna, mandorle, funghi, crochi per la produzione di zafferano ecc. La “piana di Navelli” come veniva chiamata.
C'era perfino un laghetto, poco lontano, di acqua tiepida alimentato da una sorgente di acqua termale, il lago Sinizzo, se ben ricordo.
Facevamo il bagno anche nelle mezze stagioni quando faceva ancora freddo ad ottobre o iniziavano i primi tepori a maggio. Era una specie di paradiso triste. Meraviglioso per il contesto naturalistico e per la gioia di fare il bagno in montagna immersi nell'acqua e nel verde ma triste per la solitudine in cui eravamo immersi. All'inizio la solitudine era un piacere ed il silenzio erano le foglie ed il nostro movimento nell'acqua. Poi la malinconia ti prende e pensi alle grida dei bimbi alla musica dei mangianastri di allora.
La sera, a volte, andavamo col camper a L'Aquila a dormire nella piazza. Ci faceva compagnia il fruscio di una fontanella. Un giorno alle 5 del mattino siamo svegliati dal trambusto…. Stavamo dormendo nella piazza del mercato ed eravamo circondati dalle bancarelle. Allegria, scherzi, vita serena di una città di provincia.
Poi il terremoto, l'Aquila imprigionata dall'esercito e dalle strutture metalliche montate per sostenere le case pericolanti. Tutte. Seduto sulla panchina di fronte al municipio. Giri e rigiri lo sguardo verso le case, le strutture di acciaio, brutte, pesanti, non sembrano sostegni ma inferriate di un carcere immenso, infinito.
La case sono i prigionieri. Il deserto umano di Navelli esteso a livello di città. Dove c’erano studenti, bancarelle, coppiette di innamorati, perfino bambini che giocavano a palla. Nessuno.
Come a Navelli con una età media di 70 anni e le pluri-classi alle elementari. Il laghetto è diventato un acquitrinio perché col terremoto si è interrotta l'acqua termale.
Una tristezza che ci tiene lontani per anni anche se la nostra casa non ha avuto danni. Poi la dichiarazione di inagibilità per rischio esterno. Cioè la nostra casa non ha danni ma potrebbe crollare perché gli edifici circostanti, abbandonati da decenni, potrebbero crollare travolgendo tutto l'isolato.
Ma un giorno ci siamo fatti coraggio. Andiamo a vedere!
Dopo gli allevamenti di trote, sul Tirino, dove, salendo da Popoli iniziava la desolazione, c'è un aumento del traffico. Boh, ci sarà qualche sagra. Più avanti un trattore. Ma se è tutto abbandonato? Continuiamo a salire e troviamo le prime case abbandonate e mezzo diroccate con le persone dentro. Boh. Staranno mettendo in sicurezza il rudere.
Navelli. Il meccanico è aperto, i negozi sono rinnovati ed hanno perfino il cartello con l'orario di apertura. Nel bar della piazza ci sono tante persone che bisogna aspettare per un caffè!
Prima di andare a casa andiamo al lago ci hanno detto che hanno deviato un'altra sorgente. Lungo la strada c'è traffico. Attraversiamo un borgo un tempo deserto ora ci sono bambini, auto, trattori, motorini. Insomma la normalità. I terreni sono tutti arati, grigio scuro, o coltivati a cereali, verde.
Non ci sono più sterpaglie ed i casolari sono accessibili. Ma che è successo?
Arriviamo al laghetto. Non c’è da parcheggiare. Ci buttiamo in una stradina in doppia fila. Il laghetto è pieno di acqua e di persone. Difficile anche stendere un asciugamano. Ma che è successo?
Bimbi che gridano e giocano a palla, genitori che li rimproverano per le pallonate ma? Che lingua parlano? È così stretto il dialetto, e non lo sentiamo da tanto tempo, che non lo capiamo più?
Sono romeni, russi, africani, scappati alla guerra ed alla fame che hanno trovato e rifondato nuovi paesi e rivoluzionato nuove terre. Accanto a questi sono nati negozi di alimentari, botteghe di artigiani, officine, ecc. Per loro una nuova vita di libertà e benessere per noi la gioia di veder rivivere paesi fantasma, fermare il degrado ambientale, “lavorare e proteggere la terra” come comandò Dio ad Adamo.
Cari populisti, xenofobi, razzisti italiani e non. Perché dovrei scegliere voi che avete portato buona parte del nostro territorio alla rovina economico-sociale ed al rischio idrogeologico e non loro che lo stanno salvando e ci stanno proteggendo? Voi che predicate la violenza e non loro che stanno costruendo la pace?
La loro è un’Italia migliore.