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E giusto occupare la scuola?

Venerdì 12 Gennaio 2024 08:34 Maria Fanizza Cittadinanza Attiva - Cittadinanza Notizie
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E giusto occupare la scuola per protestare? Maria Fanizza Cosa significa protestare ? ci sono due tipologie : autogestione o occupazione L’autogestione scolastica è un programma alternativo alla classica attività didattica, in cui gli studenti gestiscono da soli i programmi scolastici durante quelle che sarebbero, invece, normali ore di lezione. Con occupazione della scuola, invece, si intende una protesta in cui gli studenti occupano la struttura scolastica ed è, diversamente dall'autogestione, e’ illegale. L’autogestione deve essere legittimata dal Preside: ciò vuol dire che prima di intraprenderla, è necessario rivolgere richiesta formale al dirigente della scuola. Deve avere un carattere scolastico, dovete cioè riuscire a dimostrare che con il programma di autogestione si riuscirà appunto a gestire in maniera autonoma iniziative e attività educative. Le iniziative devono essere portate avanti durante l’orario di lezione sempre all’interno dei locali scolastici. Il Preside può rifiutare la richiesta e dovrebbe darne motivazione scritta con valide argomentazioni a sostegno del suo rifiuto. Per non incorrere in problemi bisogna dimostrare di essere in grado di autogestire e di non intaccare in nessun modo i locali scolastici, in modo da dare prova di maturità e di essere capaci di gestire autonomamente Hai occupato? Allora niente gita, 5 in condotta, lavoretti socialmente utili, qualche giorno a casa sospeso dalla scuola e un libro da leggere in più». E non a uno ma a centinaia di studenti. È la stangata dei presidi anti-occupazione che parte stavolta dal centro di Roma. Liceo Tasso, 10 minuti a piedi da Villa Borghese: il 5 dicembre gli studenti occupano la scuola assieme ad altri 9 licei romani, nel manifesto ci sono il transfemminismo e la salute mentale, i fondi per l’istruzione e la lotta contro la scuola autoritaria del 5 in condotta. L’occupazione finisce 7 giorni dopo. E arrivano i 5 in condotta. E con questi le sospensioni fino a 10 giorni, di cui 2 da passare a casa. Giorni utili a leggere un libro sulla democrazia e a produrre poi un elaborato. Un compito in più per i 170 studenti che per quell’occupazione si sono autodenunciati. E che ora i consigli di classe sanzioneranno. «È l’applicazione del regolamento d’istituto, basta occupazioni», dice il preside Paolo Pedullà. «Macché, è repressione», rispondono gli studenti.Fatto sta che uno dopo l’altro, tra Natale e la Befana, davanti al dirigente sono sfilati alunni e genitori per spiegare le loro ragioni: la libertà di protesta e di espressione. Un gruppo di mamme e di papà ha firmato anche una lettera di protesta contro le punizioni, eccessive, esagerate. Per il preside l’occupazione ha interrotto il diritto allo studio degli altri studenti e causato qualche danno. E ora si sta pensando anche a qualche attività utile per la scuola. Gli esempi sono i più svariati: piccole sistemazioni, cura degli spazi esterni, archiviazione dei libri in biblioteca, riorganizzazione dei laboratori. Delitto e castigo. Sufficiente, quest’ultimo, a innescare la fuga degli studenti dal liceo romano. Il numero deinulla osta è in linea con le richieste di abbandoni annuali, è la motivazione a cambiare: non più le lezioni troppo dure, ma le sanzioni post occupazione troppo pesanti che incidono sui voti in pagella. Ma il Tasso non è solo. Al Mamiani, nel quartiere Prati, un tempo liceo storico delle contestazioni rosse, 118 ragazzi sono stati visti dentro l’occupazione o hanno dichiarato di aver partecipato. «Hanno mandatole loro memorie, li abbiamo incontrati, ora sono in corso i consigli di classe e verranno sospesi: ci obbliga il regolamento — spiega la preside Tiziana Sallusti —. Prima o poi capiranno ». «Già sappiamo che arriverà una sanzione di tre giorni con obbligo di presenza a scuola che influirà sul voto di condotta», racconta Giulio, uno studente. E tra i corridoi gira anche il sospetto che l’addio al viaggio di istruzione improvvisamente saltato per tre classi in cui si concentra un buon numero di occupanti sia da imputare all’irruzione a scuola. «Siamo in quinto, era l’ultima occasione per i campi scuola, un’occasione di svago, certo, ma anche didattica che invece viene cancellata con un colpo di spugna per punire una protesta », accusano dal collettivo. Lo stesso succede al Socrate, quartiere Garbatella: «Hanno cancellato le gite », racconta una studentessa. E al Kant di Centocelle, a sud-est della città: «È curioso che quasi tutti i prof che dovevano accompagnarci in gita all’improvviso si siano ritirati — commenta una ragazza — Così si penalizza tutta la classe». Una svolta autoritaria? Per il Pd è così. «La scuola non è un luogo di punizione ma di dialogo. Il principio punitivo deve essere commisurato alle azioni compiute e non può prevalere sui principi educativi e formativi », afferma la deputata Michela Di Biase. Per Enzo Foschi, segretario Pd, «modo più sbagliato per dare risposte a chi pone domande non ce n’è. L’occupazione di una scuola non può essere risolta con la repressione burocratica». «Si denunciano e sospendono studenti, mentre nulla si fa — chiosa Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, pensando ad Acca Larentia — sulle squadracce fasciste» La protesta è andata avanti per una settimana

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