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Phest Maria Fanizza
Torna a Monopoli Phest, il festival internazionale di fotografia e arte fino al 3 novembre: 33 mostre imperdibili. Su tutte l’antologica di Man Ray, tema di questa nona edizione: Il sogno, che danza con l’intelligenza artificiale, e la fotografia che fa volare il vero portandolo nel territorio del Sogno.
Phest, festival internazionale di fotografia e arte, ideato e diretto da Giovanni Troilo con Arianna Rinaldo e Cinzia Negherbon, torna a Monopoli, diverse sono le sedi coinvolte: Castello Carlo, Palazzo Palmieri, la Casa Santa, la chiesa dei santi Pietro e Paolo. 33 sono le mostre e le installazioni di artisti internazionali ( info su phest. it). Opening in musica in piazza Palmieri con il dj set di Mary Gehnyei ( sabato alla consolle ci saranno i C’mon Tigre e domenica Protopapa).
Il sogno,tema di quest’anno, è inteso anche come aspirazione, oltre che subconscio:
quest’anno infatti cade il centenario del Manifesto del surrealismo, che con il sogno c’entra parecchio. Il tema si ispira allamostra “La Révolution du regard che Man Ray ha fatto nel ’76, custodita ancora negli archivi della Biennale di Venezia, una delle ultime perché in quell’anno Man Ray morì.
Una antologica del suo lavoro di sperimentazione sulla fotografia, operando quasi senza nessun distinguo con l’arte, anzi facendola diventare di fatto pittura con le rayografie, Man Ray dipinge con la luce, le sagome, la carta fotografica; conia questo termine come fa con il suo nome “uomo raggio”, e i suoi ritratti diventano sempre più iconici e surreali».
Al Castello Carlo V c’è anche il collettivo tedesco Serifa:
loro lavorano usando immagini prodotte dall’uomo, rimanipolate con intelligenza artificiale, e generano immagini iconiche a metà tra ritratti, foto di moda, diventano altro come accadeva a Man Ray, che oggi starebbe già utilizzando come strumento l’Intelligenza artificiale, perché lo faceva con ogni cosa. E poi sarà presente anche il mondo fiabesco circense con un lavoro di altissimo artigianato di Paolo Ventura, lui scava nelle memorie delle nonne, restituisce mondi e immaginario onirico.
Le mostre in tutto sono 33.Matthias Jung con il PH Museum Grant racconta di una comunità belga che ha provato l’utopia dell’esperanto, i vincitori della call Phest, alla quale hanno risposto in 700 da più di 50 Paesi), ci sono macrocapitoli, uno è quello del sogno americano, con Richard Sharum che esplora la colonna centrale degli Usa poco nota, o con Nariman Darbandi, che ricostruisce l’America senza averla mai vista, dall’Iraq.
Lisa Sorgini con sogni molto pragmatici delle madri dei Tamburi di Taranto. Ma c’è anche un focus sulla Palestina, e a Palazzo Palmieri la Warka Tower, progettata da Arturo Vittori per ricavare l’acqua dall’atmosfera in Africa. E, ancora Fabrizio Cicero, Davide Monaldi, Pier Alfeo, Jan von Holleben che ha lavorato con 800 sogni di bambini».