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“Non ho mai visto il mare”, il nuovo film di Matilde Tortora
di Vincenza Fanizza
Presentato e proiettato in anteprima assoluta a “Volver”, la XXXV Edizione del Festival Internazionale di “Cinema e Donne”, a Firenze, al Cinema Odeon, sabato 26 ottobre alle 18, alla presenza dell’autrice, il nuovo film della regista Matilde Tortora “Non ho mai visto il mare” ha come tema centrale il ricordo di una rincorsa, muta, accelerata, reiterata quanto basta a una bambina a divenire adulta: la ricerca da parte di chi è stata bambina, di chi è bambina oggi di quanto le viene spesso con arbitrio negato.
“Il film- spiega l’autrice- è nato dall’assunto che niente come il mare sembrerebbe destinarsi, offrirsi, essere dato come possibile a chiunque, bambini e ragazzi compresi. Ma non è sempre così. Sicché il mare in questo film diventa metafora di tutto quello che è invece disatteso, non dato, o solo a volte apparentemente dato”. “Inoltre questo film- continua Matilde Tortora- è anche un’opera di “metacinema” , un omaggio a cineasti che nel corso degli anni in alcuni loro film hanno mostrato ragazzi e/o ragazze cui in modi diversi il mare non è stato dato, o è stato loro fatale. D’altronde in questo film la bambina d’un tempo, la ragazza che è stata, ha modo, nella sua traversata, di intravedere anche personaggi biblici e personaggi di poemi epici riassumendo la lunga traversata di ciascuno su mari non sempre amici”.
Questo film conclude la trilogia dei film di Matilde Tortora sul tema dell’infanzia e sulle sue inascoltate difficoltà, sulle quotidiane, seppure a volte all’apparenza lievi e reiterate violenze, perpetrate dagli adulti a loro danno.
La trilogia cominciata nel 2011 col film “Il Sole con l’alchèrmes”, proseguita nel 2012 col film “Alla ricerca della scarpa perduta”, si conclude, dunque, con questo nuovissimo film “Non ho mai visto il mare”.
“Il cinema- sottolinea Matilde Tortora- è capace di ridare voce con la forza delle immagini alle inascoltate parole dell’infanzia, sa scrutare nei lori occhi, nelle loro affannose corse, nei loro gridi inespressi, il cinema mostra e denuncia, a volte perfino denuncia situazioni mai prima d’ora dette, con il portarle appunto sullo schermo”.
Il film è dedicato Alla memoria dei profughi morti cercando di arrivare a Lampedusa: “Io non so di voi/se non che poemi e film / vi hanno raccontati/ madri cullati/ e ogni cosa vi sarebbe spettata”.
Matilde Tortora, scrittrice, storica e critica del cinema e regista, è membro della Cinémathèque Française. Autrice tra diversi altri, del saggio “Le donne nel cinema d’animazione”, Tunué, 2010.
Matilde Tortora privilegia i film brevi, ama dire infatti che i corti cinematografici sono parenti strettissimi della Poesia e infatti i testi dei suoi film brevi sono per ciascun film una poesia, lo è stato per “Il Sole con l’alchèrmes” che ha riscosso poi tanti importanti riconoscimenti in tutta Italia, è stato addirittura inserito nel sito “I luoghi della Memoria, assieme agli eventi più significativi per le Celebrazioni del Centocinquant’anni Dell’Unità d’Italia (proiettato poi a Torino, Trieste, Spoleto, Firenze, Bologna, Milano, ecc…), anche esso aveva come testo una poesia. Lo stesso è stato per l’ altro suo film breve “Alla ricerca della scarpa perduta”, che ha, anche, come suo testo una poesia. C’è da dire dunque che i suoi sono “film in versi”, caso unico e raro in Italia.
Infatti come film in versi non c’è che il lungometraggio “La camera da letto” di Attilio Bertolucci e in Canada un film di Sally Potter.