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Architettura instabile

Venerdì 25 Ottobre 2024 17:44 Maria Fanizza
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Architettura instabile” Fanizza Maria

 

Curata da uno degli studi di progettazione più celebri e influenti al mondo, che ne è anche protagonista, la mostra indaga il movimento come proprietà interna dell’architettura: edifici che cambiano configurazione, che hanno elementi mobili, che si gonfiano o si girano per accogliere i visitatori.

Viviamo in un mondo in costante movimento. Perché l’architettura dovrebbe restare ferma? Dall’inizio della Rivoluzione Industriale, l’incessante susseguirsi di sconvolgimenti politici, fluttuazioni economiche, riforme sociali, cambiamenti climatici e innovazioni tecnologiche ha dato forma al nostro mondo in continuo movimento. Per contro, l’architettura è rimasta lenta, pesante, costosa e inerte.

Il secondo dopoguerra, inoltre, ha introdotto una nuova resistenza all’ostinata rigidità dell’architettura che, motivata da ideali pragmatici e utopici, ha aspirato a liberarsi dalla stasi. E lo ha fatto muovendosi su quattro principi alla base di quest’ambizione e della mostra: mobilità, adattabilità, operatività ed ecodinamismo.

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Architetture fluttuanti, mobili, sospese. Sono le imprevedibili caratteristiche degli edifici protagonisti della mostra «Architettura instabile » , aperta da oggi, fino al 16 marzo, al Maxxi. A Roma. Sono letteralmente mobili e trasportabili i progetti esposti, come quello dell’Ark Nova Concert Hall di Arata Isozaki, progettata assieme all’artista Anish Kapoor. La sua struttura gonfiabile fa sì che possa essere facilmente smontata e rimontata, contraddicendo l’abituale idea dell’architettura, statica e immobile. La cura della mostra è di Diller Scofidio + Renfro, studio che, nel 2019, ha ideato The Shed, avveniristico edificio newyorkese caratterizzato da una struttura retrattile, che ne amplia e restringe la superficie a piacimento. Il progetto dello Shed, al termine della mostra, resterà nelle collezioni del Maxxi Architettura. Chiuderà invece il 23 febbraio, la mostra dedicata alla Torre Velasca dei BBPR, primo esempio di grattacielo all’italiana, edificato fra il 1956 e il 1957. Sono esposti, oltre al modello originale della Torre, numerosi materiali d’archivio, come fotografie, elaborati grafici, documenti e studi preliminari. C’è infine tempo fino al 2 marzo per vedere la mostra dei finalisti del Maxxi Bvlgari Prize 2024. Le opere di Riccardo Benassi, Monia Ben Hamouda, Binta Diaw, sono allestite nella Sala Gian Ferrari. Fra di esse, la vincitrice, annunciata nel 2025, entrerà a far parte della Collezione permanente del museo.
Maxxi, via Reni 4 A, mar.-dom. ore 11-19, — ari. ant.
kThe ShedDiller Scofidio

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 25 Ottobre 2024 19:37

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