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Marco Bellocchio a lezione di cinema

Sabato 23 Marzo 2013 20:57 Maria Cinema - Parliamo di cinema
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Lezione di cinema di Marco Bellocchio

Maria Fanizzapugniintascabellocchio

BARI- Si é svolta oggi, nell'ambito del Bif&st, nel teatro Petruzzelli, l'ultima lezione di cinema tenuta dal regista Marco Bellocchio, che questa sera riceverà anche il premio Monicelli per la miglior regia per il film ” La Bella addormentata”.

La lezione, che ha seguito la visione del film di Marco Bellocchio “I Pugni in tasca”, é stata condotta da Enrico Magrelli

 

I Pugni in tasca” segna l'esordio di Marco Bellocchio come regista, potrebbe percorrere con noi il percorso di questo film? Spiegarci il perchè del titolo del film? Nel 1965 quando questo film é uscito c'erano tanti nuovi fermenti, registi come Antonioni, Fellini, Bertolucci. Lei come si colloca rispetto a loro?

Per quanto riguarda il titolo in un primo momento avevo pensato ad Epilessia, perchè l'epilessia ha un significato simbolico, rappresenta il dolore, la sofferenza, la disperazione, un po' come nei romanzi russi. Ma era orribile e così ho pensato a “I pugni in tasca” poiché il personaggio ha sempre i pugni stretti in tasca per le difficoltà che incontra nella sua vita. Ha un rapporto difficile con il fratello maggiore, l'unico normale, mediocre e cinico che aspira ad una famiglia, ha un rapporto di amore con la sorella Giulia che si concluderà nell'incesto, considera una nullità il fratello minore affetto da ritardo e da epilessia, e sente la madre cieca e ancorata ai suoi ricordi come un peso. Tutti i personaggi sono legati gli uni agli altri e da soli non hanno ragione di esistere. Certo non so che cosa un film di 48 anni fa possa insegnare ai giovani di oggi.

 

All'epoca il cinema era legato alla politica, i registi erano tutti di sinistra, io cercai con Enzo Doria i finanziamenti per poter fare questo film, ma, poiché il tema era molto forte, nessuno voleva finanziarlo, così con l'aiuto della mia famiglia chiesi alla banca un mutuo di 20 milioni, che allora era una cifra considerevole, si poteva comprare una bella casa, perché avevo fatto la scuola di cinema e volevo a tutti i costi fare un mio film.

Allora fare un film non era neanche facile dal punto di vista tecnico, ci volevano apparecchiature costose e appropriate, oggi é molto più economico e facile. Io non mi rendevo conto che il soggetto era molto forte per l'Italia di quel tempo. L'idea di buttare la madre in un burrone era un'azione provocatoria, rappresentava l'uccisione della figura materna nel processo di crescita.

Il film fu accolto con stupore, a Locarno dove fu presentato per la prima volta la gente sghignazzava per lo stupore, il terrore e il nervosismo, perché nessuno si aspettava quegli avvenimenti, e fu accolto con entusiasmo come un film di avanguardia. Godard era il mito per i film di avanguardia di quel tempo. C'è anche chi ha detto che questo film ha ucciso il neorealismo, che ha realizzato tanti bellissimi film. Ma io volevo fare un film diverso completamente mio.

 

Come ha messo insieme questo cast?

C'é una storia anche per la composizione del cast, infatti avevo contattato Gianni Morandi che allora era già famoso e ricco e che avrebbe finanziato il film, ma poi intervenne Migliacci e anche il padre a sconsigliare Morandi ad interpretare questo film, pare che il padre glielo abbia vietato. Così facemmo un provino e mettemmo su questo cast Paola Pitagora, che era già un po' famosa; Lou Castel mi piacque perchè aveva un aspetto particolare. Certo con Morandi sarebbe stato un altro film, completamente diverso.

 

Dove é stato girato questo film?

A Bobbio, dove io ho vissuto alcuni anni. Io volevo raccontare la vita che si svolgeva dietro quelle finestre chiuse, abbiamo affittato un villino. Lou Castel ha interpretato con molta dolcezza e al tempo stesso durezza il ruolo di Alessandro. I personaggi vivono in questo villino angosciante

 

Qual è il suo rapporto con Fagioli, il suo psicanalista, in questo film?

I miei rapporti con Fagioli sono molto chiari, a lui interessa solo la sua teoria, la sua terapia e per questo i nostri rapporti sono sempre stati chiari.

 

Come è cambiato il rapporto con la fotografia e la musica?

Tutti i miei colleghi del corso di cinema sperimentale hanno partecipato a questo film, per la musica Morricone era già famoso e scrisse le musiche per il film

 

 

 

 

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